IL TERZO SETTORE SARDO NELLA SFIDA DELLA RIFORMA TRA MISTIFICATORI NOSTALGICI E INNOVATORI ENTUSIASTI

IL TERZO SETTORE SARDO NELLA SFIDA DELLA RIFORMA TRA MISTIFICATORI NOSTALGICI E INNOVATORI ENTUSIASTI post thumbnail image

   Quattro mesi fa l’avvio del Registro Unico del Terzo Settore, operativo dal 23 novembre 2021, ha permesso a volontariato, cooperazione sociale e associazionismo sociale di agganciare il definitivo superamento della frammentazione in questi tre segmenti che faticavano a riconoscersi vicendevolmente e a lavorare insieme.
Lo stare adesso allo stesso titolo, in uno stesso registro nazionale, l’essere vincolati al rispetto di regole/norme comuni, nonché avere accesso a strumenti ed opportunità che sino ad ora erano dedicati a parti di questo sistema, costringe tutti a fare il salto necessario e indispensabile per l’efficacia della proposta di cui si è portatori.
Per stare nel Registro nazionale occorre essere rispettosi delle regole democratiche, rigorosi ed ordinati nella gestione, disponibili a sottoporsi a verifiche e controlli.
Tra gli strumenti oggi accessibili a tutto il Terzo settore, il Centro di Servizi è certamente quello che deve più profondamente modificare la sua missione aprendosi oltre il Volontariato nei suoi obiettivi, allargando la possibilità di governo anche ad altri attori del non profit quali ad esempio le Associazioni di Promozione Sociale.
Nella nostra regione ha, per 23 anni, operato Sardegna Solidale che, posta di fronte alla sfida della riforma e della innovazione, ha dimostrato tutta la sua inadeguatezza a partire dall’obbligo di stare dentro precise norme.
Da qualche mese assistiamo ad una narrazione che descrive come una congiura il fatto che dapprima siano stati esclusi dalla possibilità di proseguire la gestione del CSV. Era luglio del 2020. L’ONC, l’Organismo nazionale di controllo, negò l’accreditamento di Sardegna Solidale in quanto a chiedere l’accreditamento con manifestazione di interesse da parte degli enti all’epoca gestori dei CSV è stato un soggetto non titolato a farlo che ha raccontato che si trattava comunque dello stesso raggruppamento, salvo poi dimenticarsi di raccontare che il codice fiscale di chi ha chiesto l’accreditamento era differente dal codice fiscale di chi aveva avuto, 23 anni prima, l’affidamento del CSV.
In Italia funziona così da molto: alla nascita vieni classificato con un codice fiscale personale che ti identifica. Se poi nel corso della tua vita ti capita, ad esempio, di costituire una associazione piuttosto che un’impresa, ti viene attribuito un codice fiscale differente dal tuo personale, anche se l’iniziativa è riferibile alla/e stesse persone. È una regola, non un cavillo o peggio un imbroglio. Se a sollecitare la proroga sono io, persona titolare di convenzione, posso richiederla con il mio codice fiscale e non con quello che magari identifica una nuova associazione costituita con altri e a cui viene attribuito un altro codice fiscale, visto che si è soggetti differenti. Non è difficile il meccanismo, eppure è accaduto che il mancato rispetto di questa regola ha impedito la proroga dell’accreditamento dopo 23 anni di ininterrotta gestione.
È stato un errore grave, da segnare con la matita blu, e che forse palesa una difficoltà per chi era disabituato a rendere conto di quanto veniva incaricato di fare. O forse una leggerezza da parte di chi si sente investito da un sentimento di intoccabilità. Questo il fatto. Eppure la narrazione di questi mesi da parte di Sardegna Solidale prosegue considerando incredibile la loro esclusione dalla partecipazione al bando per l’accreditamento e la successiva gestione del nuovo CSV. Anche qui ci troviamo nella imbarazzante situazione per cui si contesta il fatto che l’esclusione è stata sì determinata dall’aver ricompreso nella ridondante compagine proponente tre soggetti che nel bando erano espressamente indicati come non compatibili con questa attività, ma trattandosi di un numero da ritenersi  esiguo su non si sa bene quanti soggetti facenti parte della proposta, l’errore andrebbe considerato ininfluente. Invero la questione ripropone la difficoltà a stare dentro i confini di regole che si fa fatica a rispettare. Perché poco conta se tre può apparire un numero insignificante: quando un bando fissa un principio, basta inserire uno solo di quei soggetti espressamente non compatibili per rendere impossibile la partecipazione all’accreditamento. Anche questo si definisce errore grave; anche qui si usa senza dubbio la matita blu; anche qui si rende evidente che si fa fatica a rispettare il fatto che 23 anni di attività ininterrotta, centinaia di associazioni, la disponibilità di decine di milioni di euro ad alimentare l’attività, hanno probabilmente fatto perdere il senso della propria misura sviluppando un senso di superiorità davanti al quale nessuno può permettersi di valutare.
Nessun complotto, nessuna macchinazione. Solo l’aver dimostrato che 23 anni di CSV e tante risorse non hanno consentito di sviluppare la capacità basica di sapere compilare un modulo e tenere ordinati gli elenchi.
Sul resto della narrazione che racconta di sistematici ricorsi alla magistratura amministrativa e che sono in corso di svolgimento, in attesa che si concludano, siamo prudenti e rispettosi del giudizio che verrà emesso. Prendiamo però atto del fatto che, sino ad ora, in tutti i passaggi giudiziari i ricorsi di Sardegna Solidale sono stati respinti, confermando la correttezza e il rispetto delle procedure.
La nostra storia e lo stile che abbiamo scelto hanno fatto sì che sino ad oggi non abbiamo mai esposto la nostra posizione in merito, soprattutto in una fase così delicata del percorso di decisione.
A differenza di chi si sente investito da delirio di onnipotenza e pervaso dalle sue certezze, attendiamo si  compia il percorso che comunque rispetteremo, così come sinora abbiamo fatto nei confronti di quanti erano e sono chiamati a valutare e decidere.
Da gennaio 2022 il Centro Servizi Sardegna gestisce il CSV e lo fa aperto al contributo di tutti gli enti di Terzo Settore. Certo, avremmo avuto qualche difficoltà in meno se ci fossero stati resi disponibili i beni e le riserve di proprietà del volontariato (cosi come previsto dalla legge), invece ancora nella disponibilità di chi ci ha preceduto, mentre noi abbiamo provveduto immediatamente assumere tutto il personale transitato da Sardegna Solidale. Confidiamo che rapidamente tutti i beni e le attrezzature saranno disponibili per non disperdere risorse per l’acquisizione di nuove dotazioni a discapito dei servizi da erogare.
Il Volontariato sardo ha diritto ad avere un CSV, ed è per questo che come organizzazioni ci siamo messi in gioco con responsabilità e passione. Sino ad oggi si è raccontata una storia a senso unico del Volontariato sardo, dal 1° gennaio 2022 abbiamo la possibilità di raccontare una storia diversa, che riteniamo avere il diritto di raccontare e che certamente è rispettosa anche di quella parte che ha preteso per troppo tempo di rappresentare con protervia l’universo mondo.
Tutto questo nell’unico obiettivo di far crescere il Volontariato sardo che di tutto ha bisogno tranne che di divisioni e proclami di accuse.
I Soci del Centro Servizi Sardegna ODV:

  1. ACLI SARDEGNA
  2. AIDO SARDEGNA
  3. ANPAS SARDEGNA
  4. ARCADIA
  5. ARCI SARDEGNA
  6. ARCOIRIS ODV ETS
  7. AUSER SARDEGNA
  8. LEGAMBIENTE SARDEGNA
  9. NUORO MIGRANTES
  10. PROCIV ARCI MARACALAGONIS
  11. PROCIV QUARTU SANT’ELENA
  12. PROCIV SELARGIUS
  13. PROMETEO AITF ODV
  14. FEDERAZIONE RETE SARDA DIABETE
  15. UISP SARDEGNA
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