Trapiantati e dializzati sardi tra medaglie ai Campionati europei e il disastro della sanità

Pino Argiolas, presidente regionale dell’associazione Prometeo Onlus, affiliata all’Aitf (Associazione italiana trapiantati di fegato), mostra un sorriso amaro. È reduce da un’ottima prova (personale e di squadra) ai Campionati europei trapiantati e dializzati, che si sono svolti a Oxford dal 21 al 28 agosto, eppure non riesce a essere raggiante. «L’aspetto sportivo di sicuro è andato oltre ogni più rosea aspettativa, almeno per la rappresentativa sarda che ha fatto parte della Nazionale italiana», spiega, «tuttavia la nostra partecipazione all’evento aveva un obiettivo più importante rispetto ai risultati agonistici, e cioè far parlare dei trapiantati e dei loro problemi. Che, nell’ultimo anno, in Sardegna si sono moltiplicati in maniera esponenziale».

Pino Argiolas (primo a destra) sul podio

«Se mi aveste chiesto come andassero le cose nel settembre 2021, vi avrei risposto senza indugio: abbastanza bene, anche se tutto può essere sempre migliorato», sottolinea Argiolas. «A distanza di dodici mesi, la situazione si è fatta quasi drammatica. Non è una sensazione personale, lo dicono i dati: la Sardegna, che si è sempre contraddistinta per l’elevato numero di donatori e di trapianti (cuore, fegato e reni) dietro regioni come Toscana, Lombardia e Veneto, nel 2022 ha registrato uno spaventoso calo di trapianti e anche un’elevata opposizione alla donazione che, dal 18-20% del passato, è salita al 40%. Non è pensabile che questo fenomeno sia attribuibile alla volontà dei donatori sardi, mi sembra evidente, dunque c’è qualcosa che non funziona più all’interno del settore sanitario isolano, in particolare nei reparti di Rianimazione che costituiscono il primo terminale della catena nel momento dell’espianto di organi da persone decedute. Con la pandemia, questi reparti sono finiti sotto pressione, mancano molti anestesisti, dunque non riescono a far fronte a tutte le necessità. Mi auguro che, a partire da questo mese, l’Assessorato regionale della Sanità affronti e risolva questi problemi: in ballo c’è la vita di tante persone».

La cerimonia inaugurale degli Europei
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Pino Argiolas poi fa un breve resoconto di questa straordinaria esperienza internazionale ai Campionati europei che si sono svolti al Radley College, in Inghilterra, ai quali hanno partecipato cinque atleti sardi trapiantati. «Enrico Pitzalis ha vinto una medaglia d’oro nella petanque singolo (bocce francesi, ndr). Sempre nella petanque, ma nella gara di doppio, una medaglia d’argento l’abbiamo conquistata io e Gianni Fadda. In questa disciplina mi sono levato pure la soddisfazione di vincere l’oro nella categoria oltre i 69 anni. Il polisportivo Enrico Pitzalis ha conquistato anche un bellissimo bronzo nel tennis, dove partecipava per la prima volta. Importante piazzamento al 4° posto di Stefano Caredda nel ciclismo a cronometro. Caredda ha ripetuto lo stesso ordine di arrivo nella gara in linea di 21 km, purtroppo battuto in volata da due inglesi e un belga. Voglio inoltre ricordare l’ottima prestazione di Gianni Fadda, trapiantato di 71 anni, nella Road race di 5 km dove, pur avendo impiegato 28 minuti, non è andato a medaglia perché gli inglesi hanno accorpato la sua categoria con quelli più giovani di 10 anni. Buone anche le prestazioni di Paolo Perra nel bowling e nella petanque. Infine, io ho conquistato una medaglia di bronzo nelle freccette Darts, sport molto praticato nei Paesi nordici. E questa è stata pure la prima medaglia per l’Italia nella rassegna continentale. Mi piace sottolineare come i sardi abbiano offerto un buon contributo all’ottimo medagliere che ha permesso all’Italia di piazzarsi al 7° posto nella classifica per nazioni con 8 ori, 5 argenti e altrettanti bronzi, alle spalle di colossi come Regno Unito e Ungheria, ma anche di Paesi molto competitivi come Polonia, Germania, Grecia e Irlanda».
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Gli atleti sardi al Radley College
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Un’esperienza importante anche sotto il profilo umano. «Negli ultimi dieci anni ho fatto il dirigente accompagnatore degli atleti sardi, quest’anno abbiamo deciso di allenarci seriamente per fare bella figura. Hanno coinvolto pure me, siamo stati bravi e anche un po’ fortunati. Ai trapiantati sardi che hanno gareggiato, alle loro famiglie e ai donatori, grazie di cuore. Un grandissimo ringraziamento va anche agli operatori sanitari della donazione e del trapianto che rendono possibili questi miracoli».
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L’organizzazione, col passare degli anni, sta diventando sempre più strutturata. «Ricordo che, quando entrai nell’Associazione, c’erano 50 iscritti e qualche migliaio di euro in cassa. Dal 2009 ad oggi siamo cresciuti parecchio: ora contiamo 600 soci tra trapiantati e familiari, e un bilancio di oltre centomila euro. In più abbiamo potuto assumere tre persone con un regolare contratto: Marcella lavora nella sede di Monserrato, Giusy è operativa all’ospedale Brotzu di Cagliari a disposizione di tutti i malati di fegato, mentre Silvia segue la sede di Sassari. Spero che questo nostro impegno sportivo offra un contributo per promuovere la donazione nella nostra terra e nel nostro Paese. Tutti devono sapere che donare gli organi è donare la vita: è molto più importante di tutte le medaglie conquistate sul campo».

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