Trapianti, da Quartu parte l’allarme: occorre una nuova legge di settore

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«Occorre una nuova legge nazionale sulla donazione. Al più presto». Il presidente nazionale dell’Aitf, Marco Borgogno, e il presidente dell’associazione dei trapiantati Prometeo Aitf Odv, Pino Argiolas, sono stati concordi nell’andare al cuore del problema nel corso dei loro interventi durante un interessante confronto tra esperti europei sulla donazione degli organi in Italia, Spagna e Inghilterra, i Paesi europei più avanzati nel mondo dei trapianti d’organo. L’occasione è giunta sabato scorso a Quartu S.Elena, nell’ex convento dei Cappuccini. È emerso un dato allarmante, peraltro già noto: le forti resistenze che si riscontrano in ampie zone del Sud Italia.
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Massimo Cardillo, direttore del Centro nazionale dei Trapianti del Ministero della Salute, si è confrontato con Claire Williment del Centro nazionale dei Trapianti dell’Nhs (il Servizio sanitario nazionale inglese) e con Belen Estebanez, coordinatrice dei trapianti del grande ospedale la Paz di Madrid, nonché allieva del professor Jan Louis Escalante, uno dei massimi esperti mondiali sui processi di donazione
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«In Italia – ha ricordato Cardillo – la donazione degli organi è regolata dalla legge 91 del 1999, secondo la quale qualsiasi cittadino che abbia raggiunto la maggiore età e sia in grado d’intendere e di volere, può esprimere il proprio consenso o dissenso a diventare donatore dopo la morte. La legge in questione prevede anche il principio del silenzio assenso, secondo cui se manca il diniego espresso, ogni defunto va considerato favorevole alla donazione di organi, principio che in tutti questi anni purtroppo non ha mai trovato applicazione. Pertanto serve un’importante revisione a questa legge ormai vecchia e bisognosa di una messa a punto che la renda al passo con i tempi. È pronto un progetto di legge che il Cnt metterà a disposizione del nuovo ministro della Salute e del nuovo Parlamento».
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La situazione nel Regno Unito è molto complessa: ci sono 7 giurisdizioni (Scozia, Nord Irlanda, Repubblica d’Irlanda, Isola di Man, Galles, Inghilterra e Jersey) e numerose religioni (cristiani, induisti musulmani, buddisti, ebrei, ecc.) per un totale di 67 milioni di persone con tradizioni e posizioni differenti sul tema della donazione. «Da noi – ha spiegato la dottoressa Williment – nel 2009 c’erano 969 donatori di organi, che hanno consentito 2.660 trapianti complessivi. Con un grande sforzo organizzativo dell’Nhs si è arrivati nel 2019 ad avere 1.800 donatori di organi che hanno permesso la realizzazione di 3.962 trapianti. Inoltre, si è passati da liste d’attesa di 8.012 pazienti nel 2009 a 6.077 nel 2019, con un incremento di trapianti in 10 anni pari al 49% e una riduzione delle persone in lista trapianti del 24%. Questi risultati si sono potuti ottenere grazie alla creazione di un task force nazionale che ha esaminato gli aspetti legali, etici e clinici, nonché con il reclutamento di specialisti del settore e il coinvolgimento della Nurses for Organ Donation (Snods)».
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La Spagna è il Paese europeo con il maggior numero di donatori. La dottoressa Montiel ha ricordato che il modello spagnolo si articola su tre livelli: quello nazionale (con un consiglio interterritoriale), quello regionale e quello ospedaliero. «Le leggi in vigore da noi definiscono i criteri di morte encefalica. Le donazioni devono essere altruistiche e libere, anonime e riservate. Inoltre, l’assegnazione degli organi deve avvenire solo per criteri medici. In Spagna si applica il sistema del consenso presunto dove tutti sono donatori, salvo chi ha deciso di non esserlo. I risultati di donazioni e trapianti sono molto buoni: nel 1989 erano stati registrati 550 donatori, pari a 14,3 donatori per milione di persone, mentre nel 1999 sono saliti a 1.334 (33,6 donatori pmp). La Spagna ha molto risentito del Covid ma, nonostante tutto, nel 2021 siamo arrivati a 1.905 donatori (40,2 donatori pmp: in Italia siamo a 24 pmp). Questi risultati sono stati ottenuti creando il consenso con una formazione continua che ha coinvolto i professionisti della salute, il pubblico in generale e altri professionisti della giustizia e dei media, nonché promuovendo la donazione con campagne di stampa che hanno coinvolto testimonial importanti, spot e cinema».
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Lorenzo D’Antonio, coordinatore del Centro regionale dei Trapianti della Sardegna, ha parlato dei “Sistemi organizzativi del Procurement della Sardegna”, proponendo alcuni temi che quanto prima saranno parte integrante di una nuova delibera che determinerà una nuova organizzazione territoriale e i nuovi compiti del Crt isolano. Poi ha comunicato i dati ufficiali su donazioni e trapianti in Sardegna, aggiornati al 13 ottobre 2022, che riportiamo di seguito.
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Accertamenti di morte encefalica segnalati al Crt: 64(nel 2021 furono 109). Donatori procurati: 41. Donatori utilizzati: 38 (nel 2021 furono 58). Opposizioni alla donazione: 18. Trapianti realizzati: rene 24 (31 nel 2021), fegato 26 (37 nel 2021), cuore 6 (5 nel 2021), per un totale di 56 trapianti complessivi contro i 72 dell’anno scorso. Alla fine del 2022, tuttavia, mancano ancora due mesi e mezzo. In generale, è stato registrato un calo di donazioni e trapianti nei primi 4 mesi dell’anno ma ora si sta riprendendo.
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Una tavola rotonda tra i coordinatori locali delle donazioni, moderata dalla psicologa dell’ospedale Brotzu di Cagliari, Fabrizia Salvago, ha consentito ad Antonio Manti (Brotzu) e Pietrina Ticca (San Francesco di Nuoro) di illustrare i problemi che rendono difficile le attività ordinarie, a partire dalla carenza di risorse umane nelle Rianimazioni, o che rendono più problematica l’attività del coordinatore locale delle donazioni che, oltre ai compiti svolti nella struttura ospedaliera, dovrebbe operare anche per promuovere le donazioni nel territorio al fianco delle Associazioni di volontariato del settore.
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